Nonna Carolina aveva una cuoca molto brava, Nerina, di Licciana Nardi.
Una donna piccola piccola che emanava un odore particolare, con occhiali dalle lenti spesse (ci vedeva poco) e che ci chiamava ‘Scopetti! Scopetti!’ forse perché ogni tanto ci rincorreva con la scopa dato che a volte noi ne combinavamo una delle nostre: per esempio, quella di mangiarci i pasticcini che Nerina aveva cotto al forno in occasione di alcuni ospiti che ogni tanto venivano a trovare nonna Carolina, già anziana e vedova.
Gli ospiti arrivavano, nonna apriva un contenitore argentato per prendere i pasticcini, in genere dei bei fiori di pasta frolla con la marmellata fatta in casa dentro a mo’ di corolla, e …
”Ummà! Ummà!” si disperava.
Ma ci voleva tanto bene, nonna, che ci perdonava tutto, e lo stesso dicasi di Nerina, che però qualche scopettata in testa e sulle gambe a volte ce l’ha pure data.
Raramente. Eravamo molto più veloci di lei nella corsa.
Nerina, le nostre cugine piemontesi se la ricordano bene. La buonissima e affezionatissima Nerina, che nella nostra famiglia vedeva la missione della sua vita, e in nonna non tanto e solo la padrona di casa quanto la guida suprema. La povera Nerina, che il giorno della sua definitiva partenza, poiché ormai quasi cieca e dunque non più in grado di svolgere a dovere il suo lavoro – fu lei a voler andarsene, nessuno l’avrebbe mai mandata via – aveva le lacrime agli occhi e ci abbracciava continuando a piangere come una fontana.
Che bello mi hai suscitato tantissimo ricordi della mia infanzia
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