
Roma, aprile 2004. Le 6 di una mattina fredda e luminosa. Guardo i tetti di Roma. Sono seduto nella mia terrazza. E’ quasi l’alba e ho freddo.
Ho risentito Gianvincenzo ieri sera al telefono dopo anni di silenzio. Scrivo velocemente a matita sul primo pezzaccio di carta che trovo parole che ho in testa, per timore di dimenticarle.
Parole buttate là, piene dell’emozioni di quegli anni, i 1950 e ’60, e dunque anche un po’ selvagge e d’epoca remota, superata.
Che volete che vi dica, era l’Italia del dopoguerra. Giudicherete voi.

Al mio fratello maggiore
Amico mio, compagno
di scorribande felici
nella fase più piena della vita,
alle 6 di un mattino romano,
la fredda brezza che corre
sui tetti di una città pagana,
io te, compagno mio e fratello,
vengo qui a celebrare
come in un rito antico,
schizzando con la matita
rapide su un foglio
parole vive e non lavorate.
Mi hai insegnato a godere della vita
l’aspetto primordiale e forte;
io, con più timore,
cresciuto in un mondo femminile,
il lato virile mi hai insegnato,
quello con gli attributi,
che hai sempre avuto,
e hai,
non lo dimenticare!
E cazzo vivaiddio gli attributi!
In un mondo spompato
pieno di gente vuota stanca fasulla,
sei sempre stato esempio,
caro fratello mio,
di forza e di coraggio,
molto più che mio padre;
tu, e i miei zii materni,
i carissimi e amati
fratelli di mia madre.

A mio padre,
che pure fu tanto,
devo altre cose,
ma tu sei stato molto per me,
un anno in più vuol dire,
quando si è giovanissimi:
aiuta a stabilire il primato
che sempre ho riconosciuto.
E qui, in questa piccola terrazza
della città di Roma,
di fronte ai templi antichi
della nostra cultura primigenia,
io qui ti onoro,
fratello mio maggiore;
io qui ti celebro,
quel primato ancora riconoscendo
che non fu solo d’età.
A questo punto vino rosso berrei
(ma è mattino presto…)
il vino rosso forte, toscano,
di quelle serate d’inverno
meravigliose
della nostra campagna d’Arezzo.
In cui tu,
la bistecca arrostita sulle braci,
i piaceri dionisiaci consegnavi
della carne, del vino
e delle femmine prese per i capelli,
e dolcemente, fortemente,
teneramente amate.
La brezza ora è più calda
e le parole cominciano a mancare.
Spero soltanto,
amico caro, mio forte compagno
e fratello maggiore,
di averti comunicato
le mie emozioni al brusco risveglio
dopo una telefonata.
ψ

Nota. I nostri cervelli sapevano volare insieme, e ridevamo, ridevamo a crepapelle. Aveva una mente bizzarra, umoristica, piena di idee. Ci intendevamo per questo.
Qui sotto ho 18 anni. Sono serio. Dì li in poi ci fu il primo lungo intervallo. Mi ero urtato perché era stato, secondo me, insensibile nei confronti di una relazione amorosa mai sbocciata tra me e una certa Cristiana, bruna con gli occhi neri, aretina. Lei 15 anni, io 17.

Adesso che siamo vecchi, o quasi, ci sentiamo ancora più vicini e non ci saranno intervalli.
Credo che sia la voglia di finire l’avventura meravigliosa cominciata insieme, anche con tutte le altre persone care accanto a lui e accanto a me, che ci rendono la vita più umana (e ci consolano delle sue miserie).
Che bello l’amore che provi per tuo fratello. Non solo amore ma rispetto e ammirazione. Tu sei fortunato ma lui altrettanto. 💗
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Sì, è vero, fortunato. Grazie Anna&Camilla! Cmq è un fratello elettivo, non consanguineo. Me lo sono scelto. A volte, i non scelti, sono fratelli coltelli 😉
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Wow ma è fantastico, sono veramente contenta. 😘❤️
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❤️
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Io ogni tanto mio fratello lo manderei a quel paese (e forse lui altrettanto con me) ma ci vogliamo davvero bene.
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Beh, un fratello / sorella non lo / la puoi scegliere. Questo è un fratello elettivo, non consanguineo 🙂
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Ah, ok, non lo sapevo.
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Però avrei voluto anche un fratello vero. Le donne sono meravigliose, ma nella mia famiglia ce n’erano troppe 😱😋
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La sorellanza, la fratellanza è un sentimento molto importante che non ci fa mai sentire soli, pur vivendo lontani.
Noi siamo tre sorelle, ma abbiamo storie ed esperienze diverse anche di famiglia. Io mi ritengo la più fortunata perché ho potuto godere della presenza e vicinanza di ognuna di loro.
Con la più grande, c’è una differenza di sette anni, non troppo per non poter giocare insieme e abbastanza per potermi difendere. Abbiamo vissuto insieme quasi nove anni. Con lei ho scoperto cosa vuol dire la complicità, aiutarsi a vicenda, sapere di poter contare sempre su qualcuno. Insieme abbiamo condiviso la Famiglia. Quando partì per andare a studiare a Londra, non potevo immaginare quante cose sarebbero cambiate nella mia vita di lì a poco…
Dopo circa un anno nacque la sorellina. Correvano fra noi dieci anni di differenza. Troppi per poter condividere i giochi… prima del suo secondo anno di età, babbo mancò improvvisamente…
Posso dire che a questa sorella piccola ho fatto quasi da mamma. Anche quando mi sono sposata ha trascorso lunghi periodi da me. Per lei sono la sua memoria. Di babbo non si ricorda niente, e questo le arreca un grande dolore che non riesce a sedare nonostante ora sia mamma di tre splendidi ragazzi.
Anche lei sposandosi è andata via , ma non passa giorno che non ci sentiamo. E spesso i nostri discorsi cadono sul ricordo…quando mi chiede ” parlami di babbo…raccontami com’era con mamma, raccontatami com’era con me…. ”
I ricordi fluiscono dal cuore e dalla mente. Si annullano le distanze e ci troviamo insieme nella casa che l’ha vista nascere, fra le braccia di quel babbo che tanto l’ha amata!
Il nostro legame è fortissimo. Spesso facciamo le stesse cose senza saperlo…lo scopriamo quando parliamo. E quando ci vediamo… è una vera festa!!!
Le sorelle, i fratelli, se non ci fossero bisognerebbe inventarli!!
Ciao Giovanni scusa se mi sono dilungata…
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