Più di un anno fa, la domenica del 26 febbraio 2006, alla fine di una settimana cominciata (e continuata) male, scrivevamo:
“Vita agitata, stress, fatti, pensieri, letture senza nessuna direzione chiara, solipsismo, il vedere i propri difetti nello specchio delle persone amate e, come se non bastasse, il disagio di muoversi in una città su cui grava una oscura indistinta minaccia [erano recenti allora le minacce terroristiche di Al Qaeda al Vaticano]”.
“Alzatici presto, vediamo “Un Film Parlato” (Um Filme Falado) del regista portoghese 96enne Manoel de Oliveira.
Joana e sua madre Rosa Maria (Leonor Silveira), professoressa di storia all’università di Lisbona, si imbarcano su una nave da crociera per andare Bombay a trovare il marito di Rosa, pilota di linea. Ad ogni porto una nuova donna sale sulla nave, Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli e Irene Papas, donne famose ma ormai sole (Irene è una cantante, la Deneuve una donna d’affari, la Sandrelli una ex super top model). Il capitano della nave (l’attore americano John Malkovich) invita cavallerescamente le tre celebri donne a cena al suo tavolo. In seguito anche Joana and Rosa Maria vengono invitate e tutto il gruppo si ritrova insieme”.
“La cosa un po’ surreale del film è che ogni personaggio parla nella propria lingua (portoghese e inglese il capitano e madre e figlia; greco, francese e italiano le tre dive) e tutti si capiscono perfettamente dando vita a un’affascinante simposio cosmopolita (le varie lingue contribuendo a quest’effetto) nel quale si dipanano dialoghi profondi e disincantati sulla civiltà Occidentale, le sue origini, il suo senso e futuro, mentre la nave solca lentamente il Mediterraneo attorniato da alcune delle sue più belle e antiche città, Marsiglia, Atene, Napoli, Costantinopoli (Istanbul) ecc., non senza un certo flavour da ultimi giorni di Pompei. La madre e Joana erano scese spesso a visitare vari luoghi quando, fermandosi credo in una moschea di Istanbul, la piccola chiede alla madre se cattolici e mussulmani sono ancora in guerra. “No – dice lei – questo succedeva nel Medioevo” (da un titolo di giornale, mi sembra, ri rivela che la storia del film è ambientata nel luglio 2001, poco prima dell’attacco alle Torri Gemelle….)”. Qui sotto vedete l’immagine della cattedrale di Hagia Sophia a Istanbul, tratta dalla Wikimedia Commons, GNU Free Documentation License.
“La stessa sera della bella cena poliglotta, il capitano informa l’equipaggio che due bombe a tempo stanno per esplodere nella nave. Nella confusione che ne scaturisce i passeggeri vengono fatti evacuare in tutta fretta. Maria però si accorge che la figlia è rimasta a bordo e precipitatasi di nuovo sulla nave e ritrovatala cerca insieme a lei di calarsi su una scialuppa. Ma è ormai troppo tardi. Tutte le scialuppe hanno preso il largo. Il capitano, anch’egli su una scialuppa, le scorge sul ponte e urla loro di saltare. Le due donne – così belle, l’immagine della vita – scompaiono nell’esplosione che noi però non non vediamo se non come bagliore riflesso sul volto agghiacciato del capitano, mentre i titoli di fondo scorrono lentamente ….”
“La sera stessa prima dell’attentato la cantante greca (Irene Papas) aveva intonato una struggente melodia che lamentava la scomparsa della civiltà greca, spazzata via…
… come i fiori d’arancio
avvizziti dal freddo vento del nord …”
“… chiara metafora del nostro mondo che potrebbe essere spazzato via. Spazzato via mi sembra una stupidaggine, anche se sono chiari i segnali che gli equilibri mondiali si ribalteranno tra non molto. Cosa hanno voluto in fondo fare Bush (e Blair) se non cercare di posizionare meglio i pezzi sulla scacchiera geopolitica, finendo però alla fine per incasinare pazzescamente il tutto e, forse , accelerando addirittura il processo stesso di declino occidentale? In questo senso il film sembra in effetti ancora più pertinente”.
“Bello, minimalista, nonostante qualche rigidezza che conferisce comunque del fascino all’opera. E poi scritto e diretto da un ultranovantenne nato addirittura al tempo in cui Roosvelt era alla CasaBianca!”.
Man of Roma
PS
L’idea di Roosvelt è presa dalla bella recensione di W. Addiego, del San Francisco Chronicle, che scrive: “the film is stripped down in a way only mature artists can achieve…Though it may resemble an extremely austere travelogue, “A Talking Picture” is much more. Behind the deceptive air of artlessness it offers a cutting portrait of civilization — our civilization — and its discontents”.