Torniamo alla serata già precedentemente descritta. Giorgio e io siamo seduti su poltrone cicciotte a casa sua, in via Labicana. La Sambuca di Sarandrea accompagna un piattino di dolci napoletani che la moglie di Giorgio, Caterina, ama acquistare al 081 Caffè, via Merulana 83 (non solo bar ma pasticceria e altri prodotti napoletani).
Le ballate di Chopin si diffondono sognanti, come le nostre divagazioni, le nostre fantasie …
Giorgio, sambuca alla mano, prova a mettermi alle corde.
Giorgio. OK, su The Notebook appunti idee ricordi e riflessioni. Perché allora parli di pensiero dialettico? Sembra di tornare agli incubi della scuola …
Giovanni. Vuol dire che in un blog come il mio il pensiero si sviluppa anche come un dialogo (che, come metodo d’indagine fu concepito nella Magna Grecia e poi perfezionato da Socrate e Platone 2400 anni fa su su fino ai neoplatonici, al Medioevo e oltre).
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Giorgio. Mmhmm … gli struffoli aromatizzati alla sambuca (più la sambuca) sono un capolavoro. Perché mangiarli solo a Natale? Scusa, ti ho interrotto.
Giovanni. Per me i dialoghi sono a tre livelli:
- dialogo nella mente
- dialogo tra la mente di chi scrive e quella degli scrittori che uno considera validi e che possono allargare le vedute
- dialogo diretto con i lettori, oltre che con amici e persone conosciute nella vita reale …]
1) Innanzitutto c’è il dialogo all’interno della mente di chi scrive. Cerco, contrappongo idee che ho, spunti, posizioni. Un simile dialogo esiste sempre nella mente di tutti, ancor più di chi fa una ricerca e prende note, appunti.
Personalmente passo qui da un’idea all’altra e dunque da un post all’altro, con contraddizioni che lavorano in testa ecc. Si possono così superare le posizioni precedenti verso una maggiore chiarezza ( cfr. la Weltanschaung dell’epistemologia tedesca ecc.r)
Giorgio: Ma dai! Bisogna uscire dai confini della nostra mente, che da sola, dove vuoi che ti porti.
Giovanni. E infatti ecco il punto secondo:
2) Il dialogo tra chi scrive e gli autori, passati o viventi
Il Simposio (casereccio)

Giorgio. Per autori esterni intendi i libri o degli intellettuali in carne e ossa con cui ti confronti?
Giovanni. Mi riferisco soprattutto ai libri. Non sono un intellettuale conosciuto, non posso intrattenere a casa mia un simposio di menti illuminate. A volte è successo, serate memorabili, ma non spesso. Quindi mi riferisco soprattutto ai buoni libri in generale e ai classici in particolare.
Bisogna elevarsi sopra la superficialità del mondo presente per dare più spessore e senso alle nostre giornate. Le buone letture permettono di farlo in un modo che è alla portata di tutti. Possiamo con poco costo avere biblioteche che un tempo solo i principi potevano permettersi.
Giorgio. Beh, solo la stanza del tuo studio ne ha 3000.
Giovanni. Il libro fisico è una cosa bellissima, odora, risponde al tatto come una donna [che minchiata, sono un deficiente, ndr). Poi, per le note, gli appunti, è più pratico. Ma il Web e i vari e-readers offrono possibilità immense e a costi ancora minori. Il mio Kindle contiene da solo ben 1500 volumi (!), in gran parte classici in varie lingue che, essendo promossi da istituti di cultura nazionali, sono spesso gratuiti.
Giorgio. Mi sembra però una cosa libresca, da topo di biblioteca. È questo che proponi ai giovani? Ammuffirsi circondati da libri reali o virtuali invece di tuffarsi nella vita?

La rinascenza dei topi
Giovanni. Pensa all’invenzione della stampa a caratteri mobili: i libri prima erano copiati a mano. In soli 50 anni furono stampati 30.000 titoli nuovi, con una tiratura di 12 milioni di copie e oltre: che impulso alla cultura, alla diffusione dell’alfabetizzazione e della conoscenza!
Certo, i libri comportano dei pericoli, come ogni cosa. Se sono una fuga dalla realtà non va bene.
Bisogna ispirarsi agli uomini dell’Umanesimo e del Rinascimento italiani. Quella del “dialogo con i classici” divenne una pratica fruttuosa degli umanisti italiani e poi del Rinascimento. Petrarca scriveva addirittura lettere a Cicerone e a Livio!!
Niccolò Machiavelli, dopo una giornata di lavoro, si toglieva i vestiti impolverati, si rassettava e chiusosi nella sua biblioteca entrava in dialogo con i classici. Poneva loro domande su le tante cose della vita, e loro rispondevano. Non si trattava di una cosa libresca bensì di qualcosa che ispirava in merito ai problemi reali.
*Sullo stereo già risuona ‘Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno’ di Philippe Verdelot, che venne a Firenze negli anni 152* e conobbe e collaborò con Machiavelli*
*Giorgio sgrana gli occhi, vuole obiettare, ma la sambuca fa sciolgliere il pensiero in una dolcezza appannata*
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Giovanni. Si cercava, nel passato, inspirazione per il presente e per il futuro. Vale a dire, l’Umanesimo e il Rinascimento italiani (ma non solo, si pensi ad Erasmo da Rotterdam ecc.), guardando al passato antico greco-romano in realtà preparavano il futuro.
Giorgio, *risvegliandosi di botto*. Ma perché … non vedo il legame, eccheddiamine!!
Giovanni. Ascolta. Il punto è che il pensiero degli antichi greci e romani era libero dalle idee preconcette della teologia, dal controllo inquisitorio della Chiesa: Galileo Galilei costretto all’abiura, Giordano Bruno bruciato sul rogo a Campo de’ Fiori a Roma ecc.).
Perciò, pur essendo filosofia e letteratura antiche “passato”, esse avevano un sapore come d’avanguardia, di rottura – l’apertura al sesso, alla tolleranza di più religioni e idee, il bagaglio filosofico profondo e luminoso a cui la stessa Chiesa si era ispirata (vangelo di Giovanni ecc.).
Leggi il mio post La strana storia della fanciulla trovata intatta in un sarcofago dove si spiega meglio il concetto, spero.

*Giorgio bofonchia, poi sorride (spruzzando con la Sambuca un pezzetto di pastiera). Giovanni fa altrettanto e insieme tornano alla finestra. La visione notturna del Colosseo sulla destra è strepitosa*
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Giovanni. E’ anche grazie alla riscoperta del mondo antico che l’Europa ha fatto il grande balzo che l’ha portata a dominare il mondo, nel bene o nel male.
Giorgio. Più nel male. Fu un fatto imperialistico, ma ciò che è fatto è fatto. Del resto, quasi tutti i popoli del mondo, trovandosi in condizioni di maggior potere militare su altri, ne hanno approfittato, imperando.
Giovanni. Lasciamo perdere l’imperialismo, ci porterebbe lontano. Qui riassumendo: il dialogo con i classici antichi aiutò l’Europa a progredire: altro che topi di biblioteca!
E i classici oggi?
E il dialogo con i classici è sempre utile anche oggi. I classici greci e latini sono sempre il nocciolo di ciò che siamo come occidentali tutti, sono la nostra identità. Ma è chiaro che altri “classici” sono stati prodotti dopo, e il mondo oggi è più vasto. Ci vogliono dunque anche classici più moderni, testi contemporanei. Libri di valore, però, non modaioli (la voce “classico” del Vocabolario Treccani è fatta bene a mio avviso).
Dialogo con persone viventi
Giorgio. Capisco. Però non c’è un dialogo vero in tempo reale con persone vive?
Giovanni: Certo, è il terzo livello.
3) E’ a) il dialogo che ho avuto con il blog Man of Roma e b) con persone conosciute nella vita non virtuale (te, per esempio, altri amici, tra cui degli accademici, ex-colleghi, per non parlare di familiari e conoscenti con cui discuto di tutto. Conosco anche degli intellettuali di successo, che hanno fatto una grande carriera, o dei giornalisti, musicisti.
Però l’esperienza del blog in inglese è stata fondamentale. Mi ha permesso di dialogare con persone provenienti da varie parti del mondo [vedi questo post, in italiano, e in inglese, l’originale con i commenti da tutti i continenti]. Una cosa elettrizzante.
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Infine, dulcis in fundo, i cari lettori di The Notebook, che è una storia in fieri.
Un metodo, in sintesi
Giorgio. Quindi, riassumendo, il tuo blog si basa su una forma personale di dialettica: un dialogo nella tua mente; tra la tua mente e quella degli scrittori e pensatori per te validi e infine di un dialogo diretto con i lettori, oltre che con amici e persone conosciute nella vita reale.
Giovanni. Esattamente. Procedo in questo modo. Non so ancora dove questo porterà, ma questo è il mio sedicente metodo.
Essendo un filosofo della strada (nota 1) non mi basta un blog. Ho bisogno di procedere seguendo un metodo. Si vedrà con il tempo se tutto questo ha un senso.
(Nota 1) Scriveva Antonio Gramsci [Quaderno 12 (XXIX) § (3)] che per me non è né di destra né di sinistra ma è patrimonio di tutti (basta co ‘sta storia provincialetta):
“Non c’è attività umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si può separare l’homo faber dall’homo sapiens. Ogni uomo infine, all’infuori della sua professione esplica una qualche attività intellettuale, è cioè un “filosofo”, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, quindi contribuisce a sostenere a modificare una concezione del mondo, cioè a suscitare nuovi modi di pensare”.